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Principi tecnici fondamentali dell'atletica leggera
Inserito il 17 gennaio 2004 alle 19:17:36 da Redazione Minerva.

Premessa

Anzitutto é necessaria e doverosa una premessa onde chiarire perché l'atletica leggera deve essere considerata la disciplina sportiva di base.

L'atletica leggera non costituisce un'attività sportiva con sole finalità agonistiche poiché, grazie alla completezza della sua preparazione di base, omologa, polivalente e multiforme, che è la premessa necessaria ed indispensabile per tutte le sue specialità, dalla marcia alla corsa, dai salti ai lanci, essa è il mezzo più naturale, anzi il prioritario, per l'armonica ed equilibrata formazione del corpo umano sin dalle prime età evolutive.

Il marciare, il correre; il superare in corsa ostacoli, il saltare, il lanciare, fanno parte integrante del patrimonio genetico dell'uomo, quello stesso patrimonio di gesti naturali che all'uomo è stato tramandato da una generazione all'altra, da un millennio all'altro, fin da tempi lontanissimi in cui si poteva contare soltanto sulle proprie forze sviluppate in base agli adattamenti imposti dalle esigenze primordiali della sopravvivenza.

Oggi la massima parte dell'umanità, a causa dei bisogni e delle necessità di vita del quotidiano, dell'uso generalizzato delle macchine, si è sempre più allontanata dallo stato di natura perdendo via via quelle qualità fisiche, sia coordinative che condizionali, che soltanto attraverso la pratica di attività motorie e sportive riesce faticosamente a riacquistare.

Naturalmente, quando si entra nel campo dello sviluppo armonico ed equilibrato del corpo umano é necessario riferirsi a quanto deve essere fatto sin dalle prime età evolutive onde poter raggiungere gradualmente l'optimum nel bambino, nel ragazzo, nell'adolescente, nel futuro atleta, nella prospettiva di gettare le basi di efficienza e di buona salute per una migliore qualità della vita.

Il non rispetto di questi principi condiziona negativamente la formazione, lo sviluppo, la carriera sportiva dell'uomo e della donna atleta e costituisce in ogni caso una grave carenza della società attuale.

A conforto delle tesi in precedenza adombrate sull'importanza primaria delle discipline atletiche, si deve tenere presente, innanzitutto, che uno sviluppo corretto del corpo umano non può prescindere dalla posizione eretta da in piedi.

A sostegno delle tesi in precedenza esposte sulla assoluta importanza degli esercizi atletici, considerati nel loro complesso, si deve innanzi tutto tenere presente che lo sviluppo naturale del corpo umano non può prescindere, come già detto, dalla posizione eretta da in piedi.

La stessa struttura anatomica dell'uomo, sia quella scheletrica che muscolare, articolare, tendinea, legamentosa, la stessa fisiologia, confermano questa realtà.

Basti osservare, per citare un primo esempio, la disposizione delle cellule ossee del piede, disposte ad archi onde sostenere il peso di tutto il corpo e quindi sopportare un carico notevolissimo, nonché la struttura dell'arco plantare, vera balestra di tutto un sistema creato dalla natura onde costituire molla di sostegno, di ammortizzazione e di propulsione.

Lo stesso discorso riguarda la struttura della colonna vertebrale, la disposizione e la funzione dei muscoli del tronco e degli arti superiori ed inferiori, che indicano quali sono le vie naturali della formazione e dello sviluppo del corpo umano, cioè gli esercizi del marciare, del correre, del saltare, del lanciare, a partire dalla stazione eretta.

Tuttavia é necessario porre in massima evidenza il concetto che detta formazione raggiunge i suoi pieni obiettivi se viene posta in pratica tutta la gamma degli esercizi atletici, impegnando in modo equilibrato sia la parte destra del corpo che la sinistra, sia la parte frontale del corpo che quella dorsale, sia tutti e due gli arti superiori che quelli inferiori, nelle forme più svariate e, soprattutto nel contesto dì interventi che investano in modo armonico muscoli ed organismo onde sviluppare le indispensabili qualità condizionali e coordinative di base.

Soltanto da queste fondamentali premesse sarà possibile realizzare nei tempi e nelle modalità opportune i gesti tecnici specifici in quanto l'efficienza fisica generale, ottenuta secondo i criteri suindicati, costituisce la condizione essenziale affinché la tecnica dei vari esercizi atletici, soprattutto dei più complessi, sia appresa, coordinata ed applicata nel modo migliore consentendo al futuro agonista i risultati ottimali.

Questi sono i punti fermi per diffondere sin dalle età giovanili una reale cultura sportiva, e non solo atletica, ma questi sani criteri non sono tutt'oggi valutati nella loro importanza da troppi addetti ai lavori.

L'affannosa ricerca dei risultati agonistici prematuri, soprattutto nel settore giovanile, può in un primo tempo gratificare sia il tecnico che l'allievo, perché questo viene insistentemente richiesto da Società e Federazione, ma nella maggior parte dei casi queste forzature chiudono la porta al progresso ed alla carriera dell'atleta poiché sono in contrasto con le leggi della biologia umana: "Natura non facit saltus" affermavano i saggi della latinità e questa loro sentenza é ancor oggi valida ed attuale nella sua concisa essenzialità.

Per rimanere nel tema propostoci citiamo adesso alcuni principi fondamentali, propri dei gesti dell'atletica leggera, che sono in applicazione di elementi di fisiologia e di biomeccanica del corpo umano e possono essere di grande utilità sia direttamente che per gli effetti che producono, a molte altre discipline sportive.

- In ogni azione atletica non deve essere inserito od aggiunto un impulso se prima non e stato completato ed assorbito tutto l'impulso dato in precedenza.

Ciò consente una sommatoria di impulsi atta a favorire, con la sua precisa successione, là piena utilizzazione della catena cinetica.

E' sempre un grave errore il passo cosiddetto " tagliato " nella marcia e nella corsa, così pure il richiamo anticipato dell'arto di spinta nel passo di corsa a superare un ostacolo, e la incompleta estensione dell'arto di stacco nei salti e dell'ancata e della spallata nei lanci.

- Un elemento essenziale valido per tutti gli esercizi atletici é costituito dal pieno utilizzo della componente elastica dei muscoli, dalla marcia alle corse piane e con ostacoli, dai salti ai lanci.

Ne consegue che bisogna sfruttare al massimo, a seconda degli impegni richiesti dagli, esercizi specifici, tale componente prestirando opportunamente la muscolatura preposta all'effettuazione di vari gesti atletici sia ciclici che aciclici, ciò mediante una ben proporzionata contrazione eccentrica che assorba, prima, per così dire, l'energia cinetica accumulata nel prestiramento e la restituisca quindi "in toto".

- Per dare l'idea, é come se una molla a spirale venisse compressa dall'alto e fosse quindi lasciata libera dì ritornare in alto, e ben più in alto della posizione primitiva. Comunque tutto ciò va inteso in dipendenza e in correlazione del gesto atletico richiesto, come in realtà si verifica nella reazione elastica verso l'alto dell'arto di stacco dopo la spinta dal suolo nei salti.

- Entro i limiti che la tecnica di ogni esercizio atletico impone bisogna utilizzare il principio della fisica secondo cui più lungo é il tempo di applicazione di una forza maggiore é il rendimento che si ottiene in stretta dipendenza, tuttavia, della velocità di spostamento della massa del corpo, o di parte di esso, rispetto al punto di appoggio.

Ogni impulso deve quindi essere sviluppato e deve partire da una salda presa di un piede o di ambedue al suolo con il peso del corpo ben gravante sulla base di appoggio.

Tale principio ha una sua validità anche nel caso di movimenti rapidi come nelle estensioni-spinte degli arti inferiori nella corsa di velocità e con ostacoli, negli stacchi dei salti, nel finale dei lanci.

Un esempio: come già accennato in precedenza, é un grave errore togliere il piede dalla presa al suolo prima che tutte le estensioni dell'arto inferiore, piede compreso, siano state completate, sia pure nei centesimi di secondo che le azioni richiedono, e prima ancora che la massa del corpo si sia spostata in avanti rispetto al centro di gravità.

- Lo spostamento delle leve scheletriche, sulle quali agiscono muscoli, articolazioni, tendini e legamenti, deve rispettare le indicazioni della fisica per cui più si allontana la resistenza (massa del corpo) dalla potenza (muscoli) e dal fulcro (punto di appoggio nei vari esercizi) minore é il rendimento. Naturalmente, sfruttando altre forze, quali la risposta elastica dell'asta caricata dal saltatore in fase di stacco e con il corpo ben dietro l'attrezzo onde favorire la successiva proiezione alta delle anche, la posizione ben fuori del braccio o delle braccia nei lanci del disco e del martello, (forza centrifuga) le premesse su accennate possono presentare attenuazioni nell'applicazione pratica della regola.

Comunque tutti gli impulsi devono essere sviluppati, per quanto possibile, in direzione del centro di gravità del corpo dell'atleta.

- Altro elemento da utilizzare é il principio di inerzia.

Quando un impulso, originato da un saldo appoggio al suolo da uno o da entrambi i piedi, é stato trasmesso sia all'intera massa del corpo che ad una singola sua parte, esso determina energia cinetica che deve essere pienamente utilizzata per il migliore rendimento di ogni gesto atletico specifico.

Per esempio, l'azione alternata delle braccia, coordinata con quella delle ginocchia, nella corsa di velocità, l'azione calciata dell'arto inferiore libero nel salto in alto, la violenta proiezione alto-avanti dell'anca nel finale dei lanci, costituiscono un grande aiuto `ai fini del massimo rendimento negli esercizi specifici.

Altri esempi: l'attacco in forte anticipo dell'arto inferiore libero davanti l'ostacolo da superare in passo di corsa, che é conseguente alla spinta effettuata in precedenza al suolo, l'azione per fuori-avanti delle anche nella marcia veloce, etc.etc.

Come già accennato in precedenza, i piedi sono la molla portante del corpo umano e ad essi devono essere rivolte particolari cura mediante appositi esercizi di potenziamento elastico.

L'arco plantare costituisce la balestra che la natura ha posto sotto il piede onde ammortizzare il peso del corpo e quindi consentire una risposta elastica adeguata al carico ricevuto.

Ne consegue che tale balestra non deve essere mai appiattita da un carico eccessivo che si sommi al già gravoso peso del corpo ZI succede nella corsa, nei salti, negli stessi lanci.

In ogni esercizio atletico il piede deve andare in presa al suolo e con azione dietro-avanti in modo che la presentazione (non il contatto) di tallone consenta il pieno appoggio sul metatarso.

In altre parole, il carico del peso corporeo non deve andare mai sul tallone, tanto meno con azione "pestata" o "battuta", come si dice in gergo, e neppure nello stacco dei quattro salti, ove é indispensabile "una tenuta" potente ed elastica di tutta la pianta che consenta la risposta finale del metatarso grazie anche a tutte le altre forze di alleggerimento indirizzate in alto, ovvero in avanti-alto, a seconda dell'esercizio specifico.

Pertanto, gli stessi concetti vanno applicati anche nell'anticipo dell'arto inferiore nei salti e nella stessa azione di presa al suolo del piede di arrivo dopo il superamento dell'ostacolo.

In definitiva, tranne i casi suaccennati, i piedi sia nella corsa che nella marcia vanno in presa al suolo per gravità, e per quanto ciò sia possibile, nella applicazione della tecnica dei vari esercizi atletici.

Nella corsa di velocità, nei salti, nei lanci sono estremamente importanti gli esercizi preparatori ed allenanti, basati sui principi della pliometria, atti a potenziare elasticamente i vari distretti muscolari, sia a carico naturale che con adeguati sovraccarichi (per esempio, balzi e rimbalzi) curandone la reattività.

Tuttavia, carichi e sovraccarichi devono essere attentamente graduati e razionalmente controllati dati gli impegni che si ripercuotono su tendini, legamenti, articolazioni, in quanto non é facile stabilire i limiti delle possibilità fisiche di ogni singolo atleta.

Carichi eccessivi sono sempre dannosi ai fini della risposta potente ed elastica dei muscoli e d'altra parte ogni esercizio allenante deve essere finalizzato con precisione all'obbiettivo specifico.

In conclusione, riteniamo che molti altri principi sono alla base dell'atletica leggera che non a torto può essere considerata la scienza della formazione e dello sviluppo naturali del corpo umano a partire dalle prime età evolutive.

Pertanto la pratica degli esercizi atletici costituisce la componente essenziale per il successo nella maggior parte delle altre discipline sportive in quanto, direttamente od indirettamente, ne trarranno sostanziali benefici.

Relatore: Prof. GIUSEPPE RUSSO


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